Breve storia di Civita Retenga

 

Anticamente chiamata "Civitas Ardingae" è sita dove sorgeva l'antica città vestina di Cincilia (di cui parlano Silio Italico e Polibio) distrutta poi dal console Giunio Bruto Sceva verso l'anno 430 di Roma. Nella zona rimangono ancora i resti dell'antico castello (come la torre civica) al quale diede, nel 1294, grandi privilegi Carlo II d'Angiò tra cui l'aggregazione al contado Aquilano avvenuta il 28 settembre 1294 a premura del S. Pontefice Celestino V. Braccio da Montone occupò questo castello durante l'assedio dell'Aquila nel 1493, come lo fece con molti altri (tra cui anche Navelli). Il paese fu occupato e saccheggiato anche nel 1592 da Filiberto d'Orange. Nel 1530 fu feudo di Camillo Caracciolo e nel 1554 fu venduto all'Università aquilana  per essersi devoluto alla R. Corte con patto di retrovendita. Nel 1762 questo feudo era intestato al barone Francesco del Pezzo. Come scritto da Carlo Franchi sul suo libro intitolato "Difesa per la fedelissima città dell'Aquila" (1752) "i naturali non vi fabbricarono mai locale e non ebbero domicilio in città perchè Civita Retenga era una delle più remote della diocesi Valvense". Dello stemma si hanno poche notizie ed è così blasonato: Di..., alla torre di due palchi al naturale, finestrata e aperta di nero, merlata alla guelfa, con due lettere maiuscole: C. I. poste in fascia. Stando al Dizionario Storico Blasonico del Cav. G.B. di Crollalanza la torre rappresenta antica nobiltà, fermezza e robustezza d'animo. A Civita Retenga vi era una sola famiglia notabile: i Cortelli. Questa famiglia è notabile dal seicento ed ha vantato vari proprietari terrieri e personaggi politici di rilievo. Contrasse parentela con alcune famiglie nobili locali come i Francesconi ed ha tuttora un grande palazzo nei pressi di Piazza Garibaldi , dove sorge un monumento dedicato ai caduti delle guerre mondiali. Il palazzo Cortelli si articola su tre piani ed il soffitto interno è sia ligneo che a volta. All'ingresso dell'edificio, sopra il portone, vi è collocato lo stemma usato dalla casata Cortelli riprodotto in stucco. I Cortelli ebbero inoltre lo Jus Patronato di due altari nella chiesa di S.Egidio; l'altare del S.mo nome di Gesù e l'altare di Maria S.ma Addolorata. In detta chiesa avevano anche il diritto di sepoltura. Nel centro storico riveste  particolare interesse l’attuale Via Guidea. Anticamente (dal 1200 D.C. fino al 1500) questa strada portava il nome di via Giudea a testimonianza della presenza di un ghetto ebraico. Si tratta di un percorso coperto, realizzato con un’articolata sequenza di archi di sostegno delle abitazioni sovrastanti, che porta nel cuore dell’antico quartiere ebraico, fino alla Piazza Giudea. Quello che dai civitaresi viene chiamato “ju buch” (il buco) data la sua conformazione angusta e stretta, presenta un’architettura originale e molto articolata. Il ghetto era piccolo e raccolto intorno alla Sinagoga, che ancora oggi è un luogo intriso di fascino. Di particolare interesse è la casa Perelli appartenuta all'omonima famiglia.

Indietro