La coltivazione dello zafferano a Navelli

 

SCHEDA BOTANICA DEL CROCUS SATIVUS "ZAFFERANO DELL’ALTIPIANO DI NAVELLI"

 (Redatta da Anna Lucia Francesconi – Dipartimento di Biologia Vegetale – Orto Botanico Università di Roma La Sapienza)

Il Crocus sativus L. appartiene al gruppo delle Angiosperme, all’ordine delle Liliaceae, alla famiglia delle Iridaceae, al genere Crocus:la denominazione corrente è quella di zafferano. E’ una pianta bulbosa  annuale ed il bulbo presenta uno schiacciamento nella parte superiore ed è ricoperto da tuniche fibbrose sottili e reticolate di colore bruno con  un diametro tra i tre ai sei cm. Lo Zafferano dell’Aquila è una cultivar specifica della Piana di Navelli in Abruzzo. L’altipiano,che si allarga   ad una altitudine  che oscilla tra i 600-800m.s.l.m. ai piedi del Gran Sasso e determina, per la coltura dello zafferano, un insieme di fattori ecologici, che associati a specifiche tecniche di coltivazione, realizzano un prodotto di alta qualità distinto da quelli di altra provenienza. Infatti  la valutazione merceologica, molto positiva, dipende dalla famosa unicità dell’aroma e del profumo dello zafferano abruzzese. Perciò, è stato necessario dotare la produzione, ormai molto limitata, del marchio di denominazione di origine. Si ignora la  sicura area di provenienza dello zafferano poiché non esiste allo stato spontaneo e non produce semi; non è quindi da considerare una specie biologica ma una specie tassonomica identificata da riconoscibili caratteri morfologici. Si riproduce solo per via vegetativa ed è sterile triploide. L’origine può essere stata diversa; può derivare da un' ibridazione naturale o da una selezione derivata da autopoliploidia durante lo sviluppo. La selezione e le accortezze colturali operate dall’uomo, hanno contribuito a determinare lo sviluppo nella dimensione del bulbo e delle foglie. L’areale naturale dello zafferano si estende dall’Asia al Mediterraneo e la sua presenza ed uso si ritrova nelle raffigurazioni pittoriche e citazioni di testi antichi. Per conoscere allora il percorso che ha introdotto la coltura nell’aquilano, è importante seguire le vicende storiche determinanti legate alla diffusione che la tradizione ci indica. La pianta, geofita bulbo tuberosa, alta circa 16 cm, fiorisce una sola volta e trova il naturale modo di superare il periodo caldo e siccitoso estivo come cormo sotterraneo disseccando totalmente le foglie. Avviene a fine agosto, dopo questa fase di quiescenza del ciclo biologico, il dissotterramento dei bulbi, la pulitura, la disinfezione che permette poi, nel periodo autunnale, di riporre a terra i bulbi più grandi e sani nei tipici solchi a tre file; la ripresa vegetativa culminerà  con la fioritura che avviene intorno alla fine di ottobre e metà novembre. I fiori hanno 6 tepali roseo-violacei, da cui fuoriesce, diviso in tre rami lo stimma rosso purpureo. Sono appunto gli stimmi, di un profumo acutissimo caratteristico, che disseccati interi o ridotti in polvere, costituiscono la sostanza di sapore amaro-piccante chiamata nel commercio “ZAFFERANO”.

 

                     

                        

                        

 

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