La storia di un popolo attraverso la lettura di documenti storici
La storia di un luogo e della sua gente è sempre stata sin dall’antichità fonte di curiosità sia per gli abitanti del luogo stesso che per i viaggiatori che si trovavano a visitarlo. Ma ricostruire la storia di un luogo non è un’opera facile da realizzarsi se non si posseggono fonti e testimonianze dirette di ciò che in quei luoghi è accaduto. Agli albori della civiltà gli uomini cominciarono a registrare gli avvenimenti più importanti che accadevano nella loro comunità. Gli uomini primitivi lasciavano la loro testimonianza con i graffiti nelle grotte che riproducevano con disegni schematici i fatti salienti che essi avevano vissuto. Le prime forme di scrittura nacquero proprio per tramandare ai posteri ciò che di fondamentale era accaduto per registrare commerci, scambi, contatti con altri popoli. La storia è nata proprio così: il termine che in greco la indica è “?st????” e compare per la prima volta nell’opera di Erodoto, ed ha una valenza molto più ampia e generica di quella che ha assunto oggi, significa infatti “ricerca” , “investigazione” e proviene dalla stessa radice del verbo “?de??” cioè vedere. Ciò all’inizio presupponeva un testimone oculare fonte degli avvenimenti narrati, in seguito il termine si riferirà anche alla conoscenza delle fonti scritte. Erodoto fu il primo importante storico a comprendere l’importanza dell’uso delle fonti scritte: prima di lui verità e leggenda si erano confuse nei racconti di antichi scrittori. Nell’antica Roma i grandi storici capirono ben presto la priorità delle fonti nello studio degli avvenimenti umani anche se le utilizzano in modo diverso: Livio, vissuto in epoca augustea si basa su gli scritti degli annalisti precedenti confrontandoli fra loro e risolvendo quando presenti le contraddizioni, pur non rifiutando di riportare anche antiche leggende; Tacito, vissuto nell’età flavia, utilizza tutte le fonti in suo possesso in modo critico riportando a volte anche i “rumores”, cioè le chiacchiere, per giungere alla verità dei fatti. Ciò fa comprendere come il documento, la fonte sia di vitale e di fondamentale importanza per lo studio della storia dei popoli e dei luoghi in cui i popoli hanno vissuto. Fondamentale per la conoscenza storica del territorio è la documentazione che si può estrapolare oggi dagli archivi e dalle biblioteche. Quante storie, tradizioni e spaccati di vita sono conservati in questi archivi! Non è solo la grande storia, quella fatta dagli avvenimenti importanti che viene fuori da questa documentazione ma anche la piccola storia, quella delle persone comuni, la storia della vita di tutti i giorni con i suoi piccoli ma fondamentali avvenimenti. Un documento interessante da esaminare per scoprire aspetti di vita quotidiana sono gli atti notarili stipulati nel corso dei vari periodi storici. Da questi è possibile apprendere fatti politici ed economici oltre agli aspetti di vita quotidiana. Essi riflettono la cultura della società che li ha prodotti, i rapporti di parentela, i matrimoni, le eredità e la struttura economica. Molte informazioni preziose su quelle che erano le attività economiche, le pratiche creditizie e di usura, le compravendite si trovano in questi atti. Ma è soprattutto la vita quotidiana che viene fuori da questi scritti: liti che vengono composte davanti al notaio, la composizione della dote di una sposa, la divisione di una eredità o spartizione di un terreno, tutti avvenimenti che ci proiettano nella vita dei secoli scorsi con le sue gioie e miserie. Un documento fondamentale per la conoscenza storica del territorio capace di delineare nei lettori una idea di paesaggio agrario, è il Catasto Onciario. Questo rappresenta sicuramente il documento più interessante per tale tematica che può essere confrontato con i catasti preonciari per delineare una storia dell’uso del suolo e dell’evoluzione del grado di antropizzazione. Le informazioni che si possono ottenere dal confronto della documentazione storica relativa al territorio comunale di Navelli, riguardano le condizioni socio-economiche ed il grado culturale della popolazione, e soprattutto delle persone che sono state protagoniste dei cambiamenti e della modificazione del paesaggio agricolo e urbano. Oltre a questo il catasto ci da notizie sulla composizione dei nuclei familiari, sulle attività che venivano svolte dai membri della famiglia, sull’età degli abitanti del paese, sul numero degli animali posseduti, sui tipi di coltivazioni dei terreni, sulle rendite di questi. Così, scorrendo velocemente il catasto onciario di Navelli potremo scoprire che la maggior parte dei lavoratori erano “bracciali” e “massari”, che i bambini lavoravano nei campi già all’età di sette anni, che moltissimi erano i terreni coltivati a vigna che tuttavia davano una rendita minore di quelli numerosissimi coltivati a zafferano. Dal catasto onciario si possono evincere i toponimi utilizzati in un luogo, l’esistenza di confraternite, la presenza nel paese di uno o più notabili, il numero dei sacerdoti presenti e la localizzazione delle chiese, i possedimenti dei forestieri e delle vedove. Se attraverso la ricerca si è fortunati si riescono a ritrovare perizie e disegni relativi agli elementi a corredo degli atti. La qualità tecnica delle perizie e della documentazione cartografica redatte da agrimensori, architetti, ingegneri variava in funzione sia della loro personalità ma soprattutto della loro formazione culturale. Lavori di alto livello sono stati eseguiti soprattutto da tecnici dell’ultima generazione, ingegneri ed architetti, formatasi sulle idee di rinnovamento dell’agrimensura con le direttive della direzione Generale di Ponti e Strade, Foreste, Acque e Pesca delle Due Sicilie, operosa nella prima metà dell’ottocento sull’imitazione di quella francese, che rivoluzionò totalmente il modo di operare. L’esempio più eclatante è senz’altro la rappresentazione del territorio che, da descrittiva, tipica del '700 (terreni disegnati in forma pittorica, contraddistinti dall’alberatura, elementi orografici, edifici rappresentati in forma tridimensionale) diventa geometrica, con proiezione piana, con l’ausilio delle tecniche agrimensorie e l’utilizzo dei nuovi strumenti del rilievo. L’importanza dei documenti storici è confermata dalla possibilità di individuare con certezza, attraverso la loro lettura, le proprietà comunali, i beni ecclesiastici e quelli di una certa rilevanza architettonica proprietà di privati. Il documento è in grado di fornire indicazioni sulla evoluzione degli aspetti legati al territorio come, ad esempio, il frazionamento delle proprietà catastali nel tempo, l’individuazione degli elementi ordinatori dello sviluppo urbanistico ed economico culturale: strade, tratturi, usi civici, tradizioni, mestieri, costumi mercati e fiere. Lo studio del documento e della fonte storica visto come scoperta di un mondo passato ma ancora attuale perché radice del presente può così essere proposto anche alle generazioni più giovani con un percorso di scoperta che metta insieme antico e nuovo passato e presente. Attraverso la ricerca dei documenti gli alunni delle scuole elementari e medie potrebbero conoscere quale è stato il loro passato quali avvenimenti lo hanno contraddistinto, quali sono le radici della vita attuale. Anche la riscoperta di alcuni luoghi vissuti sempre ma mai conosciuti veramente può avvenire attraverso le fonti storiche: chiese, vie, piazze, palazzi saranno visti con altri occhi una volta scopertane la vita passata. Conoscere la storia di un luogo significa possederlo veramente, ciò che non si conosce non si possiede anche se vi si vive: è proprio riflettendo su ciò che si comprende come lo studio del documento e delle fonti possa restituire ai cittadini il possesso del loro paese, la possibilità di sfruttarne appieno le risorse culturali, paesaggistiche e turistiche, la capacità di interagire in modo positivo con i luoghi. La restituzione ai cittadini di Navelli del proprio patrimonio storico, culturale e delle proprie tradizioni fa si che queste in futuro saranno in grado di calibrare qualsiasi elemento di trasformazione del territorio.
Grazie all'ing. Rocco Di Ciero